martedì 31 dicembre 2013

Lacrime senz'occhi

Quello che doveva essere il nostro nido
non è altro che una manciata di pareti,
pareti che costringono il mio cuore.
Non sono che macerie,
cumuli di rabbia e di vetri
che mi tagliano la pelle.
Il sole riscalda questa fredda sera,
senza sorrisi, un inverno senza abbracci.
Non sono che brandelli dei miei sogni
liberi di navigare nel caos della mia mente.
Mi straziano di lacrime,
le crepe di questi muri,
monumento del mio amare.
Vorrei poter tornare,
vorrei credere. Potrei.
Ma queste mura già si sfaldano...
La tomba del mio dolce sperare.
-Sono lacrime senz'occhi-

martedì 24 dicembre 2013

Non sarà più sempre

Ho sempre vissuto nel disordine, nel caos più completo, imponendo un rigore assoluto ai miei sentimenti. Ho sempre desiderato di essere una persona dall'etica impeccabile, di non trasgredire mai alle mie regole, benché il mio istinto, spesso, mi ostacoli. Ci sono quasi sempre riuscita. Sono sopravvissuta grazie alla rigidità da me autoimpostami. Ho sempre evitato di piangere "in pubblico", di lasciarmi andare in totale balia delle mie emozioni...e quando succedeva di superare quella barriera, mi ricomponevo ed in pochi secondi ritornavo calma, tranquilla, come se nulla fosse successo. E in tutti gli anni di astinenza emotiva, di sussurri, di urla interiori, ho covato tanto rancore. Un rancore incontrollabile, una rabbia repressa nei confronti del mondo, un odio che, se solo venisse liberato dalle sue catene e fosse libero di agire, porterebbe alla distruzione di molti. Nonostante tutto, l'ho quasi sempre sfogato su me stessa. Lacerandomi piano piano, consumandomi, perdendomi. Diventando nulla.
Durante quest'anno ho riflettuto molto sulla mia vita, la mia giovane vita che da anni mi sembra già conclusa. Esaurita come lo sono io. Ho pianto, ho cercato di scrollarmi di dosso tutte le paure, di ricucire ogni ferita, che ogni volta, puntualmente, veniva riaperta. Mi sono sentita violata, e mi sono ancora più chiusa.
Poche settimane fa, poi, accadde qualcosa di strano, incomprensibile per me. In una serata tra cari vecchi amici, rientrando nella saletta dove un tempo ebbi il mio primo grande amore, la mia prima famiglia, la mia prima band, al solo sentirne l'odore, scoppiai in lacrime...piansi, piansi, piansi...forse per ore, senza riuscire a controllarmi, senza riuscire ad apparire tranquilla come avrei voluto. Piansi, pensando di aver perso me stessa, ricordandomi quello che ero, quello che credevo che non fossi più. E non mi vergognai. Davanti a me non avevo occhi che mi scrutavano scocciati, né occhi che mi ignoravano. Mi sono sentita, finalmente, libera di essere... Non mi sono sentita sola.
E' bastato poco per scatenare in me una reazione a catena. Riaprire gli occhi al mondo, ritrovare la gioia di guardare e sentire sulla mia pelle il grande fascino, il grande potere della luce. Ora sento di poter riprovare, di poter riuscire a lasciarmi tutto alle spalle, di ricominciare.
Ora, vorrei essere libera di sbagliare, di essere felice immotivatamente, di riprovare tutte quelle emozioni e sensazioni che ti scrollano dalla testa ai piedi, che ti fanno sentire viva.
E' sempre difficile chiudere delle porte. Ogni volta che l'ho fatto sono morta e rinata, un atroce dolore. Questa volta voglio prendermi per mano, amarmi, voglio vedere sul mio viso il tempo trascorrere, i segni della felicità disegnarmi il volto. Non solo cicatrici. Voglio sentire le lacrime calde scorrere senza timore e aprirsi in un sorriso.
Già sorrido, mi sento già meglio.
Il mio cuore batte più forte.
Mi sento di nuovo viva.
Vivo.

domenica 22 dicembre 2013

Istante

Esprirando,
nella penombra della mia stanza,
espirando fumo immagino
come accarezzato dalla luce
possa apparire il tuo volto.

Se tu fossi me...

Un'ombra accesa,
le labbra spiegate
liberano il soffio,
in quel gesto così naturale.
Arde la cenere tra le tue mani.

E pensieroso, taci...
Il silenzio del sibilo,
in quel respiro, pieno di parole.
Un istante. Lo vorrei accarezzare,
catturare. Stringerlo a me.

Primo fiore blu

C'è un riflesso in te
che mi ricorda il profumo dei fiori di campo...

Tra i rossi, i soleggiati gialli e i rosa delicati,
sei un fiore di borragine
che ricopre brevemente le mie terre.
Sei un infinito.

Sei cielo, sei mare, e sui monti terra.

Indeciso, tra il volgerti al sole
per riscaldar le membra stanche
e il dolce riposo, posi
il tuo sguardo ferito alle radici.

Madre mia, sol fossi albero!

E sento la freschezza
-erba secca in un campo di grano.

Possiedi un'estate eterna,
un calore acido che penetra
la morte che noi tutti coviamo,
il mio nero grembo, il vuoto.

Cala la luce e il seren augurio.

E' quell'interminabile attimo di magia
che ha i colori della carne, i disegni
del sangue del mondo,
il momento prima del riposo.

Vorrei esser foglia, amaranto tra le tue mani.

E cristallino corri, un'elegante lacrima
che lasciandosi cadere si paralizza...
Mortale è la tua lama e il mio riflesso,
ti lascerei cadere, in me morire.

Ma ecco! Ti sciogli! Lasciandoti
cadere sei di nuovo fiore. Ed io sorrido...

E in mezzo al campo assaporo quell'azzurro.

E sogno dai miei monti di
perdermi con te in questo mare.


venerdì 20 dicembre 2013

Quel posto chiamato casa

Esiste un posto chiamato casa.
In quanti la cercano, la perdono, la costruiscono, la abbandonano...in quanti si aggrappano a delle mura non proprie per sentirsi protetti da ciò che il mondo esterno impone, e quanti, invece, ne fanno una proiezione di ciò che le mode e i tempi van dettando.
Eppure, se ben ci pensate -ed io stessa, naturalmente, ho sempre cercato il mio nido caldo dove rinchiudermi, dove sentirmi tranquilla, al riparo- ciò che noi chiamiamo casa non è forse, più di qualunque altra cosa, la nostra proiezione? Osservatevi, e osservate i vostri spazi.
Sin da quando il cucciolo di uomo inizia a crescere e a sentire il bisogno di camminare con le sue zampette indecise, di prendere il Suo sentiero, di sentirsi libero di essere, inizia questo desiderio di personalizzare il proprio spazio a immagine e somiglianza di sé, a plasmarlo.
E' l'uomo e la sua idolatria, l'idolatria del sé.
Tuttavia non vi è mai successo di pensare che voi stessi siate, in primis, la vostra casa?
Le vostre parole la vostra musica, la vostra pelle i vostri spazi, i vostri silenzi le vostre mura...
Chi di noi non si nasconde dietro una maschera. Chi non usa la propria pelle, imperfetta, plasmandola per sentirsi esteriori, per sentirsi materia, per sentirsi atomo. Per sentirsi sé, emanazione del sé, affermazione del sé. Al di là dell'ostentare e del diventare massa uniforme e informe, molti usano il proprio corpo come strumento identitario, come barriera esterna per indicare ciò che si nasconde all'interno, e proteggerlo.
Basta un soffio di vento, un odore, un rumore, per capire dove si è casa.
Io l'ho sempre identificata con il mare. Il calore del sole, l'odore di salsedine, quella sapidità che ti secca le labbra, i ciottoli apparentemente tutti uguali ma straordinariamente sorprendenti...quel turchese cangiante che abbraccia l'infinito del cielo...il tocco freddo e delicato dell'acqua e quella sensazione di distaccamento dal mondo. Il non doversi più ancorare al terreno, il fluttuare nell'immensità dei propri pensieri. Quel che ho sempre amato del mare è il suo eterno mutare. Credo non mi sia mai capitato di rattristarmi trovando il mare agitato o assolutamente piatto. Mi ha sempre accompagnata nei miei stadi emotivi, mi ha regalato, ogni volta, il suo messaggio di libertà. E, a suggello di quell'unione con il cielo, mi ha abbracciata nei giorni meno lieti, in quei giorni in cui le mie mura stanche sentivano di doversi congedare e liberarmi dalla costruzione-costrizione di autocontrollo che mi sono creata, di sciogliersi, esanimi, da acqua in acqua...in quell'istante in cui il sole oscurato dalle nubi, improvvisamente riversa il suo pianto sul mare, nel mare. Quale consolazione!
Le mie mura, acqua,
spuma che culla
Meus olhos, agua,
pingar de liberdade.
Sono certa, di esser io la mia casa. Ovunque andrò. Io, il mio pensiero, il mio corpo saremo casa.
Oggi...come vorrei oggi sedermi su un umido tappeto di foglie, sotto questo cielo plumbeo, inspirare totalmente l'odore di verde bagnato che si consuma, espirare i miei pensieri verso l'alto e allungarli a braccia tese verso il cielo, i piedi nell'acqua, il cuore sul legno.
_Oggi, la mia casa sarà albero.